Pietro Leopoldo di Toscana resse il granducato dal 1765 al 1790. Figlio di Maria Teresa d'Austria e fratello di Giuseppe, arrivò a Firenze appena diciottenne dove fu posto sul trono del granducato, pur non conoscendo alcuna parola di italiano. Diversamente dai Medici, preferì la campagna alla città e rinnovò la Toscana partendo proprio dalle zone più periferiche: è ricordato infatti per le sue innumerevoli riforme, in primis la costruzione di case coloniche dalla forma e uso innovativi, le così dette appunto "leopoldine" che ancora punteggiano la campagna toscana. Oltre a ciò fu così lungimirante da abolire l'inquisizione unitamente ai molti privilegi della nobiltà e del clero e, ancora più importante, cancellò la pena di morte. Convinto sostenitore del fatto che si dovesse tornare alla terra, dando così piena libertà a chi la lavorava: ecco allora le grandi opere idrauliche, indispensabili all'irrigazione, la liberalizzazione delle esportazioni e l'esenzione delle tasse sul grano. Insomma una mente moderna ed aperta. Dopo 25 anni di regno lasciò Firenze per occupare il trono asburgico ma morì appena due anni dopo. Lasciata la Toscana senza una vera e propria guida, la nobiltà e le classi dominanti ripresero di nuovo il sopravvento e i toscani, ingenerosi, lo dimenticarono presto. (liberamente tratto dal mensile l'informatore.)
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