lunedì 28 settembre 2015

Cambiano le norme relative alla certificazione energetica degli edifici


Dal 1 ottobre 2015 entra in vigore il nuovo Decreto (decreto attuativo previsto all’art 5 del D.Lgs. 63/2016, cd. “decreto fare”)del MSE che sostituisce il DM del 26 giugno 2009 sull’APE.

Le Linee Guida Nazionali prevedono l’introduzione di un modello unico nazionale.

Il Decreto Attuativo riguarda sia edifici pubblici che privati esistenti, di nuova costruzione o sottoposti a ristrutturazione.
Introduce la nuova nozione di “edificio a energia quasi zero” i cui requisiti – da aggiornare ogni 5 anni – prevedono che dal 1 gennaio 2021 tutti gli edifici nuovi o sottoposti ad importanti ristrutturazioni dovranno essere a energia quasi zero.

Si riassumo schematicamente le novità:
·        -Metodologia di calcolo omogenea su tutto il territorio a cui ogni regione dovrà adeguarsi entro 2 anni dall’entrata in vigore del decreto;
·        -Nuovi metodi di calcolo: l’IPE dell’edificio e la conseguente classe energetica dipenderanno da tutti i servizi presenti nell’edificio (climatizzazione invernale ed estiva, ventilazione, illuminazione)
·        -Aumento da 7 a 10 delle classi energetiche: A4 classe più alta, G classe più bassa
·        -L’APE deve essere redatto da un certificatore abilitato ai sensi del Regolamento 75/2013 con l’aggiunta dell’obbligo di “effettuare almeno un sopralluogo nell’edificio o nell’unità immobiliare”


Rimane invece 10 anni il termine di validità dell’APE.

In merito alle sanzioni, il Decreto richiama esplicitamente l’articolo 15 del D.Lgs. 192/2005:
a carico del certificatore (multa da 700 a 4.200 euro per un APE non corretto);
del direttore dei lavori (multa da 1.000 a 6.000 per la mancata presentazione dell’APE al Comune);
del costruttore/proprietario (multa da 3.000 a 18.000 euro in caso di mancata redazione dell’APE per edifici nuovi, ristrutturati, messi in vendita o in affitto).

FIMAA

venerdì 25 settembre 2015

Un bel rustico sulle colline di Fucecchio

Ebbene si, ammetto che quando mi hanno chiamata i proprietari di un casale posto sulle colline di Fucecchio, sono stata in dubbio se andare o meno...erroneamente se penso a quella zona mi viene in mente il padule, la pianura di Santa Croce con i suoi puzzi e le concerie, le zone industriali e altre brutture...ebbene non potevo essere più errata nelle mie valutazioni perchè le colline che si dipanano attorno a Fucecchio sono veramente belle. Ci sono boschi immensi, olivete, casali ben recuperati, belle stradine che salgono ma non sono ripide e si percorrono bene...il rustico in questione poi è stata una bella sorpresa. Ho inoltre scoperto che lì vicino sono da poco stati inaugurati ben sette chilometri e mezzo di sentieri naturalistici nei boschi delle Cerbaie, sulle colline comprese tra Fucecchio e il suo Padule. "Questa rete di sentieri che si perde nel profondo della macchia attraversando il Bosco di Gremigna, il Bosco della Menchina e il Bosco dei Pianali (situati sulle colline tra le frazioni di Vedute, Pinete e Torre) è stata dotata di attrezzature per la ricreazione (tavolini, panchine, staccionate) e di cartellonistica didattica, con lo scopo rivalorizzare e rendere facilmente fruibile una porzione di territorio ricca di risorse paesaggistiche e naturalistiche. L’apertura di questi percorsi si inserisce in un progetto più complessivo di valorizzazione e conoscenza del territorio, progetto che nel suo sviluppo porterà al collegamento dei boschi delle Cerbaie con l’area più pregiata del Padule di Fucecchio (il cosiddetto cratere) da una parte e con la via Francigena dall’altra." (fonte FrancigenaLibrari)

Insomma, al di là dell'interessante proprietà che ho visitato, la cui descrizione è visibile quì:

http://www.tosco-country.com/it/scheda-rustico-in-vendita-altro-toscana-cqi01-immobiliare-toscocountry-5.html


vale proprio la pensa prendersi una domenica autunnale, con i suoi caldi colori e l'aria frizzantina, per farsi un giro tra queste colline!

lunedì 7 settembre 2015

Il Podere e la Casa Colonica





Spesso mi si chiede di definire un podere o di descrivere una tipica casa colonica toscana..nel libro "Cultura della terra in Toscana" si definisce  il podere con queste semplici parole " una struttura autosufficiente per la famiglia colonica che l'abitava e lo lavorava, ed era composto da alcuni campi, talvolta da boschi e poi dalla casa colonica e dai vari annessi (aia, fienili, porcilaia ecc..) necessari alla lavorazioni agricole e costituiva il microcosmo in cui si dipanava la vita dei contadini".

All'interno del podere era presente la casa colonica, costruita utilizzando i materiali che si riusciva a reperire in zona, i mattoni per esempio in zona argillose, ma spesso era in pietra. La colonica e gli annessi rurali erano affiancati dall'aia, spesso in terra battuta, più di recente in cemento. "Nell'aia si svolgevano attività lavorative: la trebbiatura, l'allevamento di animali da corte e del maiale (...) ed inoltre si vivevano momento di vita sociale: il pranzo e il ballo di battitura".
Di solito la casa colonica si sviluppa su due livelli: al primo era presente l'abitazione contadina mentre al piano terreno c'erano le rimesse, le stalle e altri vani utili all'attività. Le stalle erano di solito poste proprio sotto la cucina, per una comodità di gestione ma anche per tenere meglio sott'occhio un capitale fondamentale per la vita economica del podere stesso.
Nel XX secolo le stalle, da stanze maleodoranti con pavimenti in terra battuta e soffitti bassi che non permettevano una buona aerazione, vennero migliorate notevolmente apportando modifiche quali pavimenti in mattoni disposti in pendenza con lo "scolo per gli escrementi liquidi e un soffitto per lo più a volte". Le finestre erano piccole ma fornivano un buon ricircolo d'aria e al di sotto c'era la mangiatoia. Al primo piano era invece presente la stanza più importante della vita contadina, la cucina, chiamata anche "la casa". La cucina era il locale più vissuto perchè quì si pranzava, " ci si lavava asciugandosi alla tradizionale bandinella" ci si riscaldava al fuoco del camino. In cucina si svolgevano le riunioni famigliari e i riti religiosi: il rosario, le preghiere. (...) In cucina si facevano le veglie e si ricevevano gli ospiti."

giovedì 3 settembre 2015

Solitudo Violata, una mostra alla Certosa di Calci

Nella magnifica cornice della Certosa di Calci si sta svolgendo ormai da alcune settimane la mostra "Solitudo Violata", visitabile fino al 04 ottobre 2015. Il titolo riprende il motto  presente sul portale di ingresso al monumento, in cui si legge " o beata solitudo, o sola beatitudo": la mostra infatti ripercorre il periodo storico della Grande Guerra del 15-18, testimoniando la brusca interruzione dell'amata vita solitaria dei frati certosini, visto l'uso che venne fatto del complesso monastico, trasformato in caserma, ospedale e accampamento per soldati e prigionieri di guerra. Attraverso immagini, istallazioni, video inediti, si da testimonianza di questo cambiamento e si restituisce memoria ad una parte delle vicende legate alla vita della Certosa poco conosciuta.